Non appena la radiosveglia digitale di Marco s'illuminò sulle sette e trenta, il ritmo di My Immortal , degli Evanescence, inondò la stanza come un dolce e penetrante richiamo. Marco si rigirò lentamente nel letto cercando di rientrare nel sogno che stava facendo.
Era solo, sulla cima di un alto monte roccioso e semi innevato; di fronte a lui si apriva un precipizio senza fine. Il cielo era cupo e tetro, con grosse nuvole che lo solcavano veloci e con forti scariche elettriche che balenavano qua e là fulminee. Un'atmosfera livida e surreale avvolgeva il paesaggio. Aveva paura. Strani presagi di morte lo attorniavano mentre un vento leggero gli soffiava, da dietro, sulle spalle. A un tratto, un urlo squarciò il silenzio. Suo fratello Tommaso lo chiamava disperato da poco più in basso, sulla destra, mentre un'enorme aquila nera lo cingeva nei suoi artigli e lo portava via levandosi maestosa verso il cielo di smeraldo. Un brivido di ghiaccio attraversò il corpo di Marco da parte a parte. I muscoli e i nervi gli si tesero tutti fino quasi a lacerarsi. Doveva fare qualcosa; doveva salvarlo... Ma come? L'aquila era già a più di quindici metri metri e si allontanava veloce nell'oscurità. Marco |