«Dall'altra parte dell'aula, due occhi chiari lo seguivano ansiosi, sperando ch'egli li notasse. Erano gli occhi celesti di Cristina Maggi, che non era forse la più bella ragazza che si potrebbe desiderare, ma era buona, e «Il suo viso», come aveva sentenziato un giorno Piero Novello, il poeta della classe, «era come gocce di rugiada al sole dopo la tempesta, e come risa di bambini che giocano correndo sui prati». Il verso, lo sapeva anche Piero, non era un granché; ma a Cristina era piaciuto molto, e questo era ciò che importava»
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