“E l'aquila era come fuoco scarlatto e come scariche di fulmini nella notte; ed era illuminata da un raggio di sole proveniente dalle ali garbate e orgogliose di una farfalla cremisi che si librava alta sull'angolo di destra dello stemma. La farfalla portava in una delle ali tre pianeti, uniti da una linea sottile simile a un fiume: uno era più piccolo e appartato, ma risplendente di luce propria, come una stella; il secondo richiamava la forma di una nave, e si muoveva all'apparenza instabile tra i flutti sinistri di un mare in tempesta; l'ultimo era più grande e più fiero, sprizzante potenza e maestosità, ma incerto se unirsi o no al fiume e agli altri pianeti. Nell'altra ala, quella di sinistra, la farfalla aveva un quarto pianeta, enorme e terribile, il cui alone cupo e malvagio tendeva ad espandersi, corrodendola, sull'intera superficie dell'ala e oltre. E l'aquila pareva fissare, dritto nella luce, quel pianeta in particolare; e lo sguardo dell'aquila era severo e minaccioso, come uragano che si appresta alla furia e come masse d'acqua che si schiantano violente sulle rocce”